La Confraternita dell’Addolorata celebra giovedì 20 aprile alle 19:30 per la quarta volta in San Domenico il “Septimo Die” ossia la commemorazione solenne del “Settimo Giorno”.

Il Simulacro della Madre dei Dolori dopo il rientro del pellegrinaggio del Giovedì Santo è stato esposto in modo solenne nella cappella nella quale la Confraternita ha preparato l’altare della reposizione: e il settimo giorno appunto sarà traslata da questa cappella sino ai piedi dell’altare maggiore. Una cerimonia pensata per continuare ad ammirare lo splendido Simulacro del XVII secolo, ancora una volta da vicino, per poter pregare dinanzi a Lei tutti noi insieme, confratelli, consorelle ed i tanti devoti, per vedere ancora una volta i Suoi lumi accesi e sentire ardere nel cuore la Fede e la devozione vera, per ascoltare ancora una voce che ordinerà: Nguè!, per vederla nazzicare un’ultima volta al canto della ”Desolata”, per portarci inevitabilmente con la mente alla notte del Giovedì Santo appena trascorso. Si può tranquillamente affermare che il Pellegrinaggio, mai come quest’anno, ha onorato la nostra Madonna Addolorata: una processione raccolta, veramente penitente, religiosamente corretta e al tempo stesso serena, senza alcuna sbavatura di sorta; anche quando al ritorno la stanchezza è divenuta palpabile e quando tutti, e dico tutti, amministratori, collaboratori, confratelli in abito, abbiamo dato prova di disciplina e di correttezza di comportamento. Un pellegrinaggio “diversamente ANTICO“, un pellegrinaggio che ha consegnato alla storia sensazioni uniche che hanno arroventano l’animo di tutti; il cadenzato, pieno, continuo, ininterrotto crepitare della troccola, le melanconiche note delle marce funebri, la folla, il freddo della notte, e poi il sole del giorno, le preghiere, forti ed insistenti, dei torcianti e dei confratelli incappucciati, sono tutti aspetti di una stessa processione che è rimasta nel nostro cuore come nel cuore dei tantissimi fedeli tarantini e dei devoti della Madonna Addolorata che hanno accompagnato come non mai il percorso della Vergine.

E giovedì sera noi tutti devoti, insieme, La onoriamo come Le spetta prima di riporla nella sua nicchia da dove continuerà a guardarci e a parlarci perché anche quest’anno vicino a Lei riporremo un piccolo pezzettino di noi stessi lasciando le nostre intenzioni riposte nei sacchetti neri che, sigillati, verranno risposti nella nicchia.

Il rito della settimana santa tarantina termina giovedì con la funzione del Septimo Die dando anche a chi lo desidera la possibilità di sentirsi ancora più vicino alla Vergine dei Dolori, a quella Madonna che da secoli vive nel culto di una Confraternita che ha l’onore di portarla in pellegrinaggio da San Domenico maggiore la note del Giovedì Santo tarantino.

Ma cosa vive un Confratello che segue il Pellegrinaggio?

“ … il cuore rimbalza fra petto e testa e il tremolio alle gambe sembra non fermarsi mai … “A madonn ste jess”, si sente bisbigliare fra chi ti sta vicino e Tu sai che dentro di Te quelle parole ti richiamano alla mente mille e mille storie tarantine che solamente chi ha amato le pietre di Taranto vecchia può comprendere a fondo. Ti senti partecipe di una Fede unica che attanaglia le anime in una notte “forte” della vita del Confratello dell’Addolorata, che forgia pensieri, azioni e preghiere nella notte dell’Addolorata, nella notte del giovedì santo tarantino. Da secoli, da sempre, Tu, mozzetta nera dal medaglione a scritta fusa mater dolorosa, ti cali il cappuccio sul viso e, scendendo le scale del tempio trecentesco di San Domenico, accompagni la Vergine Addolorata nel pellegrinaggio che, fra vicoli e strade della tua città, porta alla preghiera ed al pensiero le migliaia di fedeli che si avvicinano a te. Da dietro quei buchetti neri intagliati sul tuo cappuccio guardi il mondo che è fuori, lo scruti, lo osservi; i rumori e il vocio arrivano ovattati e sulle tue labbra “sgrani” preghiere e grazie come hai sempre fatto. Ora però, sotto quel cappuccio, nella notte delle notti, la Madonna dal cuore nella mano sinistra, la Madonna di Taranto vecchia, ti infonde ogni grazia per far si che tu diventi l’interlocutore privilegiato di Cristo. Lo avverti il Suo calore, lo senti dentro, ed è proprio lui che ti sorregge in un pellegrinaggio doloroso e faticoso, in una nazzicata di appena 14 ore … le lacrime di Sua Madre durante questa notte sono gocce preziose che Ti purificano l’anima, gocce d’Amore che tu sai che quella notte germoglieranno nel cuore di qualcuno e lo porteranno vicino a Cristo come non mai; solo questo vale il dondolio di una notte, stretto col tuo compagno, al freddo ed all’umido delle nebbie tarantine … E’ la processione della Madonna Addolorata di Taranto, quella di Taranto vecchia, anzi, è il solo pellegrinaggio che nella settimana santa tarantina porta un simulacro che la Storia religiosa di un popolo ha consegnato alla devozione di una confraternita; la pietà popolare ha poi consegnato ai secoli, anno dopo anno, un unicum di cui tutti, religiosamente parlando, ne possono godere: il fascino di una fede salvifica, la bellezza evangelica di questa teoria di mozzette nere, il nero dei piedi dei Crociferi che toccano la nuda terra, il peso delle Pesare, la lucentezza dei pomi delle Mazze processionarie, il Bastoncino stretto nella prima Posta, ti portano in un mondo tanto vicino a Cristo che quasi lo tocchi con la tenerezza di chi ci crede, che quasi lo “vedi” vicino a te … e quando avverti fra la folla intensa il crepitacolo della Troccola allora capisci che il dolore di tua Madre sta per entrarti dentro, che Lei sta per avvicinarti e per sussurrarti tutto l’Amore che Cristo ha portato nella tua vita. La lunga teoria di ceri accessi tutta la notte e tutto il giorno successivo dietro il simulacro del seicento illumina il buio della notte ed esprime quanto sentito è questo pellegrinaggio: centinaia di fedeli, tantissimi a piedi scalzi, seguono il corteo processionario pregando e stringendo nelle mani grandi ceri a testimonianza delle vite che si vogliono dedicare a Lei ed ai Suoi atti d’Amore, sicuri che amare l’Amore di una Madre gemente e sofferente per il Figlio che muore è il miglior viatico per giungere a Lui, al nostro Signore. Passione e mistero nel pellegrinare dei Confratelli dell’Addolorata, dietro una Croce che porta sì i simboli della Passione di Cristo ma che resta, fra i tanti cappucci bianchi davanti a te, il segno da seguire in una processione che nel tuo cuore non finirà mai. Vita da Confratello dell’Addolorata.”

Ascolteremo quindi le parole del Padre Spirituale, Mons Morrone, a conclusione di un periodo tanto fecondo per tutti coloro che, ad iniziare con la processione penitenziale della “Forore” del mercoledì delle ceneri e per terminare col Pellegrinaggio attraversando Quarantore, Via Crucis, ritiri spirituali, hanno seguito un percorso di Fede che hanno “inspessito” di valori cristiani mozzetta ed abitino neri.

La funzione è aperta a tutti. L’inizio è fissato per le ore 19:30.

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